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#55 Dietro le quinte dello sviluppo: un viaggio attraverso le sfide e la metodologia nello sviluppo di ausiliari chimici

Indice

  1. 1. Premessa: tra ricerca universitaria e attività di laboratorio
  2. 2. La sfida nascosta: comprendere la radice dei fenomeni produttivi
  3. 3. Il labirinto metodologico: decostruire la complessità con rigore scientifico
  4. 4. Navigare nell'incertezza: gestione delle variabili e Interpretazione dei dati
  5. 5. Il percorso verso la soluzione: formulazione, test e valutazioni collaterali
  6. 6. Dal laboratorio all'industria: il ponte critico della validazione e scalabilità

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1. Premessa: tra ricerca universitaria e attività di laboratorio

La presente dissertazione parte dalla tesi di laurea di Giovanni Calzolari, responsabile della ricerca presso Zschimmer & Schwarz Ceramco. Obiettivo di quanto esposto di seguito non è affrontare o approfondire il tema in sé (in questo caso il problema del ben noto cuore nero) ma fare luce sulla metodologia della ricerca e sul lavoro minuzioso e capillare che quotidianamente si svolge all’interno dei laboratori delle aziende chimiche che offrono prodotti e soluzioni all’industria produttiva ceramica. 
Si parte da una tesi di laurea e dunque dal mondo accademico ma, di fatto, l’attività dei tecnici di laboratorio poco si scosta dal metodo rigoroso qui illustrato.

2. La sfida nascosta: comprendere la radice dei fenomeni produttivi

L'industria ceramica moderna produce materiali dalle prestazioni tecniche ed estetiche straordinarie, frutto di processi produttivi altamente ottimizzati. Tuttavia, dietro l'apparente fluidità delle linee produttive e la perfezione del prodotto finito, si cela un mondo di complesse interazioni chimiche e fisiche. Fenomeni indesiderati o difetti che possono emergere durante la produzione non sono quasi mai riconducibili a una singola causa isolata, ma rappresentano piuttosto la punta dell'iceberg di una serie di equilibri delicati che si instaurano all'interno del materiale. Comprendere e risolvere tali problematiche richiede uno sforzo investigativo che va ben oltre l'osservazione superficiale, addentrandosi nelle dinamiche microscopiche e nelle trasformazioni che avvengono a livello molecolare.
Prendiamo ad esempio il Cuore Nero: quella zona scura che talvolta appare nella sezione interna di una piastrella. A prima vista, un problema cromatico. In realtà, è il risultato finale di una catena di eventi che inizia con la presenza di sostanze organiche nell'impasto – componenti naturali delle argille o additivi necessari al processo – prosegue con la loro combustione incompleta durante la cottura a causa di un accesso limitato di ossigeno, e culmina nella creazione di un ambiente riducente localizzato che altera lo stato di ossidazione di elementi come il ferro.

Già questa descrizione sintetica lascia intravedere l'intreccio di fattori: chimica organica (combustione), chimica inorganica (redox del ferro), fisica (diffusione di gas – ossigeno e prodotti di combustione – attraverso un mezzo poroso che evolve), e ingegneria di processo (profilo di temperatura, atmosfera del forno). 
Affrontare una sfida come il Cuore Nero, o qualsiasi altro fenomeno complesso che impatta la produzione ceramica, significa quindi intraprendere un vero e proprio viaggio investigativo. Non basta constatare il difetto; è necessario comprenderne i meccanismi fondamentali, identificare tutte le variabili che lo influenzano e quantificarne l'impatto. Questo lavoro di "intelligence" scientifica è il presupposto indispensabile per poter sviluppare soluzioni realmente efficaci e mirate, che non si limitino a mascherare il sintomo ma agiscano sulle cause profonde. Si tratta di un'attività che richiede competenze multidisciplinari, strumenti analitici avanzati e, soprattutto, un approccio metodologico rigoroso. 

 

3. Il labirinto metodologico: decostruire la complessità con rigore scientifico

Una volta identificato un fenomeno produttivo complesso da studiare, come la formazione del cuore nero, inizia la fase forse più articolata e cruciale: la definizione e l'applicazione di una metodologia d'indagine adeguata. L'obiettivo è "smontare" il problema nelle sue componenti fondamentali, analizzarle singolarmente e nelle loro interazioni, per poi ricostruire un quadro completo e affidabile. 
Il punto di partenza imprescindibile è la caratterizzazione esaustiva delle materie prime. Nel caso dello studio sul cuore nero, ad esempio, l'impasto industriale di partenza (atomizzato) viene sottoposto a un'analisi capillare per determinarne:

 

  1. La composizione chimica elementare (tramite XRF - Fluorescenza a Raggi X), per conoscere gli ossidi presenti e le loro proporzioni
  2. La composizione mineralogica (tramite XRD - Diffrazione a Raggi X), per identificare le fasi cristalline) che compongono l'impasto e che ne influenzeranno il comportamento in cottura (quarzo, feldspati, minerali argillosi
  3. La distribuzione granulometrica (tramite granulometria laser), un parametro fondamentale che influenza la compattazione in pressatura e la permeabilità del crudo
  4. Il comportamento termico tramite TG-DTA, Analisi termo-gravimetrica e termica differenziale, essenziale per studiare la perdita di acqua, la combustione dell'organico e le trasformazioni di fase durante il riscaldamento
  5. Il contenuto iniziale di sostanze riducenti, per avere un quadro di partenza del potenziale redox dell'impasto

Questa caratterizzazione iniziale fornisce la "carta d'identità" del materiale, ma è solo il primo passo. Successivamente, è necessario simulare il processo produttivo in condizioni controllate di laboratorio, introducendo variazioni mirate per isolare l'effetto di specifici parametri o componenti. Questo implica:

 

  1. La preparazione standardizzata dei campioni
  2. La formatura dei provini: utilizzando presse da laboratorio che, pur con i loro limiti, permettono di controllare parametri come la pressione e lo spessore
  3. La caratterizzazione dei campioni crudi: misurando proprietà fisiche chiave come densità e permeabilità, che sono direttamente correlate alla facilità con cui i gas possono muoversi all'interno del pezzo durante la cottura
  4. L'aggiunta controllata di additivi: introducendo quantità note di sostanze organiche specifiche o di potenziali agenti "anti-cuore nero" per valutarne l'effetto diretto
  5. La cottura in condizioni il più possibile riproducibili

 

Infine, i campioni cotti devono essere nuovamente analizzati in modo approfondito per valutare l'esito dell'esperimento:

 

  1. Misure fisiche: come l'assorbimento d'acqua (indicatore del grado di sinterizzazione) e la permeabilità residua
  2. Analisi composizionali e morfologiche: XRF, XRD per verificare eventuali cambiamenti di fase, SEM (Microscopia Elettronica a Scansione) per osservare la microstruttura
  3. Analisi spettroscopiche: come Raman e FTIR, particolarmente utili per identificare le fasi specifiche presenti nella zona del cuore nero (es. magnetite) rispetto alle zone esterne (es. ematite
  4. Quantificazione del difetto: tramite analisi d'immagine per misurare oggettivamente l'estensione del cuore nero 

 

Questo complesso intreccio di caratterizzazioni e sperimentazioni, che richiede l'uso combinato di numerose tecniche analitiche e una pianificazione meticolosa, rappresenta la norma nello sviluppo di prodotti e soluzioni chimiche per l'industria ceramica. La necessità di comprendere a fondo i fenomeni a livello multi-scala (dalla composizione atomica alla microstruttura, fino al comportamento macroscopico) e di isolare le variabili in gioco rende questo processo intrinsecamente complesso e laborioso. 

 

4. ​​​​​​​Navigare nell'incertezza: gestione delle variabili e interpretazione dei dati

Uno degli aspetti più sfidanti e complessi nello sviluppo di soluzioni basate su indagini sperimentali, come quelle condotte per comprendere e contrastare il cuore nero, risiede nella gestione delle innumerevoli variabili che influenzano il processo e nell'interpretazione dei dati in un contesto di inevitabile variabilità. Anche operando in un ambiente controllato come il laboratorio, ottenere risultati perfettamente riproducibili è un'impresa complessa, che richiede non solo rigore metodologico ma anche una profonda consapevolezza delle potenziali fonti di errore e dispersione. Questa attenzione maniacale ai dettagli e lo sforzo per standardizzare ogni passaggio sono emblematici della complessità del lavoro di R&D. Non basta eseguire un esperimento; bisogna essere in grado di controllare o almeno quantificare le fonti di variabilità per poter trarre conclusioni affidabili. Questo approccio rigoroso all'analisi dei dati è fondamentale per prendere decisioni informate durante il processo di sviluppo, evitando di promuovere soluzioni la cui efficacia non sia solidamente dimostrata o, viceversa, di scartare opzioni promettenti a causa di risultati preliminari "rumorosi". La gestione dell'incertezza e della variabilità è, dunque, parte integrante della complessa arte dello sviluppo di prodotti chimici industriali.

 

5. ​​​​​​​​​​​​​​Il percorso verso la soluzione: formulazione, test e valutazioni collaterali

Lo sviluppo di una nuova soluzione chimica, come un additivo anti-cuore nero, raramente segue un percorso lineare dalla concezione all'applicazione. È molto più simile a un processo iterativo, un ciclo continuo di ipotesi, formulazione, sperimentazione, valutazione e riformulazione, in cui ogni passaggio fornisce informazioni che guidano il successivo. Questa natura ciclica e multi-sfaccettata aggiunge un ulteriore livello di complessità al lavoro di Ricerca e Sviluppo. Il caso dello studio sul cuore nero illustra bene questo approccio:

 

  1. Identificazione delle materie prime: basandosi sulla comprensione del meccanismo del difetto (ambiente riducente causato da carbonio residuo
  2. Formulazione e test preliminari: le materie prime selezionate sono state aggiunte, in diverse concentrazioni, a formulazioni di impasto note per sviluppare il difetto in condizioni controllate. Sono stati preparati provini e sottoposti a cicli di cottura standardizzati
  3. Valutazione degli effetti collaterali (Reologia): parallelamente ai test di cottura, è stata condotta una valutazione cruciale sull'impatto degli additivi candidati sulle proprietà reologiche delle barbottine da impasto. Questo è fondamentale perché un additivo, per essere utilizzabile industrialmente (specialmente se aggiunto in macinazione), non deve compromettere la lavorabilità della sospensione
  4. Selezione e test in condizioni più realistiche: sulla base dei risultati preliminari di efficacia e delle valutazioni reologiche, sono stati selezionati i candidati più promettenti 
  5. Valutazione finale (Ciclo Successivo): i risultati ottenuti in queste condizioni più rappresentative hanno confermato l'efficacia degli additivi selezionati

Questo processo ciclico – ipotesi, test di efficacia, test di compatibilità/effetti collaterali, affinamento, validazione – è emblematico della complessità dello sviluppo prodotto nel settore chimico-ceramico. Richiede la capacità di gestire informazioni provenienti da diverse discipline, di interpretare risultati talvolta contrastanti e di prendere decisioni basate su un bilanciamento di molteplici fattori. Non si tratta semplicemente di "trovare la formula giusta", ma di sviluppare una soluzione robusta, efficace e integrabile nel complesso ecosistema produttivo del cliente.

 

6. Dal laboratorio all'industria: il ponte critico della validazione e scalabilità

L'ultimo, ma non meno complesso, stadio nel percorso di sviluppo di una soluzione chimica per l'industria ceramica è il passaggio dalla scala di laboratorio alla realtà produttiva industriale. Questa transizione, spesso definita "scale-up", rappresenta un ponte critico, irto di sfide che possono determinare il successo o il fallimento di un prodotto potenzialmente innovativo. L'esperienza maturata nello studio del cuore nero evidenzia in modo lampante le difficoltà intrinseche a questa fase. 

Queste piccole limitazioni portano alla conclusione, nel caso dello studio sul cuore nero, che lo sviluppo e la validazione finale di additivi efficaci non possano prescindere da test condotti con strumentazione e in condizioni il più possibile vicine a quelle operative industriali. Questo evidenzia una verità fondamentale nello sviluppo di prodotti per l'industria: il laboratorio è essenziale per la comprensione dei meccanismi, la generazione di idee e lo screening iniziale, ma non può sostituire la validazione sul campo o in condizioni pilota. Il "salto di scala" richiede competenze specifiche, attrezzature dedicate e una stretta collaborazione con i produttori ceramici per poter testare le soluzioni in un ambiente rappresentativo. 

 

In conclusione, portare un'innovazione chimica dal concetto iniziale all'applicazione industriale di successo è un percorso lungo, complesso e dispendioso in termini di risorse. Richiede una profonda comprensione scientifica dei fenomeni, un approccio metodologico rigoroso per gestire variabili e incertezze, un processo di sviluppo iterativo che consideri molteplici aspetti (efficacia, compatibilità, costi) e, infine, la capacità cruciale di validare le soluzioni su una scala rilevante per l'industria. È questa complessa alchimia di scienza, ingegneria e pragmatismo industriale che permette ai fornitori di ausiliari chimici di sviluppare quelle soluzioni, spesso "invisibili" ma sempre presenti, che contribuiscono a rendere il flusso produttivo ceramico più efficiente e a creare materiali sempre più performanti. 



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